lunedì 7 maggio 2012

Turandot

Turandot è un'opera in 3 atti e 5 quadri, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni. 
La partitura pucciniana è rimasta incompiuta a causa della prematura scomparsa dell'autore, stroncato nel novembre del 1924 a causa di una grave malattia.

                                                     
Trama
Atto primo
A Pechino, in un imprecisato «tempo delle favole». Dall’alto delle mura, il Mandarino si appresta ad annunciare la «legge di Turandot» alla folla: la principessa andrà sposa a chi, di sangue regale, scioglierà i tre enigmi da lei proposti; ma il boia Pu-Tin-Pao è pronto a decapitare quelli che falliscono, come lo sfortunato principe di Persia, che salirà al patibolo al sorgere della luna. La folla eccitata travolge il vecchio Timur, re tartaro spodestato, e la piccola Liù, che invoca per lui soccorso.
 È qui che il principe Calaf ritrova il padre, ne ascolta la storia e quella di Liù, la fanciulla che ha condiviso le sofferenze di Timur soltanto perché Calaf un giorno le aveva sorriso. Si avanzano i servi del boia, quando Turandot appare sul loggiato ricusa le richieste di grazia della folla. Il principe Calaf, rapito dall’inattesa visione di bellezza, avanza verso il gong, pronto ad affrontare gli enigmi. Timur,  Liù e i tre ministri Ping, Pang e Pong tentano di dissuaderlo, ma il principe è risoluto e si affretta a dare i tre colpi di gong per essere ammesso alla prova.

Turandot di Giacomo Puccini
Atto secondo

I tre ministri Ping, Pang e Pong si ritrovano a ripassare sia il protocollo nuziale sia quello funebre, per esser pronti ad allestire l’uno o l’altro a seconda dell’esito della nuova sfida lanciata a Turandot dal principe ignoto. I tre si abbandonano poi al ricordo dei tempi felici, prima della nascita della principessa.
Sul piazzale della reggia tutto è pronto per la prova degli enigmi, a cui assiste anche il vecchio imperatore Altoum. 

La principessa si avanza e prima di dare inizio al rito spiega le antichissime ragioni che la spingono a tanta ferocia. Vinta dal principe, che risponde a tutti e tre gli enigmi, Turandot implora invano il padre Altoum di salvarla dalle braccia dello straniero. Ma è lo stesso Calaf a rinunciare alla vittoria e a proporre a sua volta una prova a Turandot: qualora ella avesse saputo svelarne il nome prima dell’alba, egli avrebbe accettato di morire.
                                        
    Turandot di Giacomo Puccini 


Atto terzo
Nel giardino della reggia, per volontà di Turandot tutti vegliano e cercano di conoscere il nome del principe ignoto. Anche Calaf veglia, in attesa della vittoria definitiva dell’alba.
Per carpire il nome del principe ignoto i tre ministri gli offrono ogni bene, ma il principe rifiuta qualsiasi proposta. Emissari imperiali introducono allora Timur e Liù, sospettati di essere a conoscenza del nome segreto. Liù non è disposta a tradire Calaf, affrontando con determinazione i tormenti, fino al suicidio pur di non svelare il nome del principe ignoto. Il compianto di Timur e di Calaf sul corpo di Liù morta avvia il corteo funebre. 
All’uscita della folla, Turandot e il principe ignoto rimangono soli, l’uno di fronte all’altra. Calaf con l’impeto della passione riesce a baciare la principessa che, come trasfigurata, perde qualsiasi volontà di reagire.
Al cospetto dell’imperatore, circondato da tutta la corte, si presenta Turandot, con il principe. La principessa annuncia di conoscere finalmente il nome dello straniero: «Amore».


                                     
       

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